Questa situazione, lo sappiamo, è complicata da affrontare. Lo è per chi ogni giorno lotta duramente in prima linea nelle RSA e nelle Strutture Ospedaliere, ma soprattutto per gli ospiti e i loro familiari che non hanno modo di avere un confronto visivo.

Per questa ragione siamo felici di poter nuovamente condividere con voi, all’interno della nostra rubrica “Racconti da una RSA”, nuove testimonianze di come le emozioni possano essere trasmesse e raccontate anche a fronte delle restrizioni che tutti noi dobbiamo seguire.


“VI PENSO E VI SOGNO”  

Il calore di una lettera può infatti colmare la distanza, abbattendo quelle barriere che le attuali restrizioni hanno ovviamente creato, come nel caso di Paola, la quale ha voluto inviare nella RSA Santa Marta una commovente lettera tramite i postini di “C’è Posta per te”. Parole ricche di amore ed affetto:

“Cari tutti, e per tutti intendo proprio tutti quelli che ho conosciuto in questi quasi tre anni a Santa Marta. Sentitevi tutti nominati, anche quelli che non nomino, tutti voi che fino a poco tempo fa vedevo tutti i giorni o quasi, e quelli a cui leggevo al sabato, nella nostra ora di lettura ad alta voce.

E questa lettera è anche per gli operatori che hanno cura di voi, gli infermieri, e Maria Grazia, Riccarda, Chiara + Chiara e Cinzia. E ancora la Direttrice, Valentina e Martina, i fisioterapisti, i medici e chi si occupa di pulire e tenere in ordine sale e stanze, e chi cucina per voi. E per tutti quelli che ho conosciuto lì, i figli come me, che vanno a trovare i loro genitori. Insomma per tutti voi che in questo istante virtualmente abbraccio. È un tempo d’eccezione per ciascuno di noi, per me che sono sola a casa e non vedo più nessuno, se non quando vado a fare rapidamente la spesa con i guanti e la mascherina addosso. Per me che scandisco le giornate cercando una regola: pulisco casa, cucino, faccio un po’ di ginnastica, scrivo e leggo molto, guardo i film scemi, e sento amici e parenti per telefono o in videochat. Dobbiamo stare isolati, ma il cuore si dilata, si fa più grande e umano e raggiunge tutti.

In questi giorni di forzata solitudine penso a quanto sono fortunata ad avere degli amici e tra questi anche voi, che lo siete diventati in questi tre anni. Vi penso, vi sogno (succede anche questo) e mando a tutti un grande abbraccio virtuale. E poi vi mando una piccola poesia che avevo scritto tempo fa, che parla di affetto e lontananza, ed è quanto mai attuale. Questo affetto ve lo mando così, per lettera e col mio pensiero.

La vostra amica Paola

Filastrocca della lontananza
Sei davvero molto lontano
dico alle nuvole
del cielo di Milano.
Lo dico ai passeri sul mio balcone
lo dico ai semi dei vasi in fiore
lo dico all’aria di questa mattina
così cristallina.
Allora spero che il vento soffi
ti porti nuvole
ti porti i passeri
ti porti i semi nel loro becco
ti porti fiori
per il tuo tetto.
Ti porti l’aria che arruffa piume
ti porti trilli per colazione
ti porti briciole di pane e miele
ti porti canti cantati piano
ti porti amore
da molto lontano.” 

“TI VOGLIO BENE, PAPÀ” 

Parole da cui emerge una forte nostalgia, ma anche la convinzione che quando ci si rivedrà, tutto sarà più bello. Ora come non mai è infatti bello pensare ad un proprio caro, immaginare cosa stia facendo, proprio come ha fatto Valeria che ha scritto al proprio papà:

“Carissimo papà,

Era inevitabile. Le persone anziane sono le più fragili, le più attaccabili dal virus: per la loro sicurezza, non esiste soluzione più efficace che “barricarle” in un luogo non aperto al pubblico. Per questo non ci vediamo da mercoledì scorso. Per questo, da allora nel mio cuore c’è una zona vuota che non riesco a colmare. Tanto che, ieri sera, sono passata sotto le tue finestre per sentirti vicino.

Qui fuori le cose da fare sono tante, i pensieri e le preoccupazioni mi coinvolgono.

Ma non abbastanza da distrarmi dall’immagine di te. A seconda degli orari, so che sei lì, seduto davanti alla vetrata, a guardare la neve sul monte Baldo. Oppure appisolato, dopo aver letto qualche pagina del libro di Camilleri (a proposito, l’hai finito? Ti è piaciuto?). Oppure a pranzo, a masticare troppo brevemente le enormi forchettate di insalata che sicuramente Laura o Betti o gli altri operatori avranno tagliuzzato al posto mio. Ce la fai, papà, a lavarti i denti da solo? Ce la fai a pettinare quel ciuffo candido, abitualmente refrattario anche al Brylcreem? Ho fatto cucire tre nuovi pigiami che ti porterò appena possibile. Anche se non mi lasceranno salire, quando li vedrai saprai che sono stata lì. Scusa se non ti telefono spesso, papà, ma infermieri e operatori sono troppo oberati dal lavoro per interromperli e caricarli ulteriormente. Loro, insieme ai medici, sono delle persone meravigliose, e, in questo momento, dei veri eroi.

Preghiamo insieme, tu dal tuo “refettorio” e io dall’esterno, che questa epidemia rientri presto, e ci permetta di vivere quella vita di normalità di cui ora comprendiamo il valore. Ti abbraccio forte per dirti che ti voglio bene.

Valeria”


“SONO CONTENTO CHE MAMMA SIA NELLA VOSTRA STRUTTURA” 

Alla fine, in una difficile situazione come questa, tutti dobbiamo avere pazienza ed essere a nostro modo protagonisti, chi nell’attesa e chi nell’assistenza ai pazienti:


“Buongiorno, sono M., figlio della sig.ra A. ospite del vostro istituto. Vorrei esprimere il mio più vivo compiacimento verso il personale della RSA per la squisita cortesia e disponibilità che in ogni momento dimostrano per farci sentire più vicini ai nostri cari specialmente in questo particolare momento. Sono contento che mamma sia nella vs. struttura ora più che mai e vorrei, se possibile, che quanto sopra fosse partecipato agli interessati.

Cordiali saluti M.”

 

Resta in contatto, iscriviti alla nostra newsletter