Biodanza: un’arte che favorisce la gioia di vivere
Uno stimolo per far emergere la gioia di vivere, rafforzando il benessere e diminuendo lo stress, attraverso un percorso graduale e condiviso: il tutto racchiuso all’interno di una disciplina. Parliamo della biodanza, un’attività che si rivolge a bambini in difficoltà, ma anche a pazienti oncologici, disabili, anziani e soprattutto malati di Alzheimer. Un utile e praticissimo strumento di riabilitazione dell’anziano in grado di offrire occasioni di socializzazione autentica e di crescita affettiva.
La biodanza rappresenta infatti una disciplina ideale per persone appartenenti alla terza età, favorendo momenti di condivisione atti a comportare benefici a livello fisico come miglioramenti nel movimento e nell’equilibrio, ma anche a livello psicologico con diminuzione dei livelli di stress, ansia e depressione. Scopriamo dunque insieme le origini, i vantaggi e il funzionamento di questa ormai radicata, ma non ancora abbastanza diffusa, disciplina.
CHE COS’È LA BIODANZA
La biodanza racchiude un insieme di movimenti naturali (camminare, saltare…) accompagnato dalla musica, da svolgere in sessioni di gruppo. Specifiche sequenze di esercizi intesi a stimolare il rapporto tra sentimenti e movimenti, favorendo la crescita emotiva e spirituale con un rafforzamento della propria autostima. Questa disciplina corporea, creata dallo psicologo cileno Rolando Toro negli anni ‘60, vuole coniugare all’interno di un sistema di integrazione tra persone, musica, libero movimento e comunicazione di gruppo delle proprie emozioni. L’obiettivo è dunque quello di stimolare i 5 pilastri su cui Rolando Toro ha sempre voluto puntare: vitalità, sessualità, creatività, affettività e trascendenza.
PIACEVOLI SEQUENZE DI MOVIMENTO
Quando parliamo di biodanza facciamo dunque riferimento ad un ritmo, o più semplicemente un coinvolgimento fisico ed emotivo, che guida i soggetti coinvolti a seguire la melodia. La comunicazione, che deve essere semplice per poter risultare comprensibile anche da pazienti anziani o malati di Alzheimer, insiste sulla libertà di espressione. Per questa ragione la disciplina non è definibile come una vera e propria danza, poiché non prevede sequenze di passi da ripetere, ma neanche una ginnastica in quanto non ha il compito di tutelarsi da dolori fisici. L’unico schema imprescindibile di questa attività, che viene sempre coordinata da una persona di riferimento pronta a guidare le persone disposte in cerchio, è la messa in pratica di esercizi espressivi e movimenti combinati con il ritmo e la musica.
NON UNA TERAPIA MA UN PREZIOSO AIUTO
Non definibile come terapia, la biodanza mette a confronto un gruppo di persone che spesso condividono un problema, una malattia, uno stato psicologico o anche, semplicemente, i segni del passare degli anni. Questa attività fisica e sensoriale non si fonda tuttavia su presupposti ideali, ma su pratici fondamenti, come sostenuto dalla conduttrice di biodanza Tiziana Brambilla dalle pagine del Corriere della Sera in un articolo a firma Marta Ghezzi: “La biodanza agisce come stimolo sulla parte sana facendo emergere la gioia di vivere. Niente di miracoloso: il percorso è graduale, il benessere si rafforza e lo stress diminuisce”.
UNA PRATICA ATTIVITÀ PER GLI ANZIANI
L’inibizione di una delle 5 funzioni chiave prima menzionate, secondo la filosofia della biodanza, è all’origine di disturbi fisici, ma soprattutto emozionali. L’invecchiamento, per esempio, è innegabile quanto sia strettamente legato alle risposte emozionali. La forte tendenza del soggetto anziano alla sedentarietà, lo porta ad atrofizzare il proprio sistema motorio, colpendo il sistema circolatorio e respiratorio. Per questo motivo, tra i vantaggi della biodanza, è importante menzionare la predisposizione ad essere praticata da soggetti over 65, grazie ai movimenti dolci che non impongono particolari requisiti fisici. Un’attività che comporta un significativo rafforzamento del proprio io dal punto di vista dell’identità e dell’autostima, calzando a pennello le esigenze di persone malate o abituate a sentirsi smarrite. Con benefici per il sistema motorio ma, soprattutto, per quello emotivo.