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Carlo Pedersoli, per tutti Bud Spencer, se n’è andato a 86 anni dicendo solo ‘grazie’; ma siamo noi che dovremmo ringraziare l’omone con la barba lunga e il fisico da montagna che ha unito almeno due (forse tre..) generazioni di italiani, facendogli parlare la stessa lingua: quella dei cazzotti – i più dolci e innocui del cinema italiano – con i quali ha spiegato loro la differenza tra il bene e il male.

Lo ha fatto in oltre 30 anni di carriera cinematografica, a volte da solo, ma perlopiù in coppia con Terence Hill. Quest’ultimo furbo e scaltro, spalla perfetta di un personaggio buono, al di là delle apparenze, a volte un po’ tonto, e che anche per questo piaceva a tutti: ai grandi che facevano la fila davanti ai cinema per gustarsi i suoi schiaffoni e le sue espressioni (indimenticabili) negli spaghetti western di inizio anni ’70; ai più piccoli che si sono divorati (e sarà così ancora per molto) le repliche dei suoi film per decine e decine di volte, fino a impararne a memoria ogni singola battuta.

È questo uno di quei casi in cui il personaggio supera la persona – solo i grandissimi ci riescono.. -, tanto da trascendere la sfera del vissuto e finire per appartenere, in tanti modi diversi, a ognuno di noi.

Per questo Bud Spencer continuerà a unirci generazione dopo generazione. Per questo dobbiamo dire ‘Grazie a te, Bud’ perché ci hai fatto sognare senza vergogna un mondo dove alla fine i buoni, come te, vincono sempre.

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