Korian intervista Sara Turetta, ideatrice e fondatrice di Save the Dogs
Korian in Italia è da sempre sensibile alle tematiche del rispetto e della protezione degli animali, promuovendo incontri ed eventi all’interno delle proprie strutture e aprendo le porte – anche in maniera concreta, attraverso il progetto Dog Camp – al mondo degli amici a quattro zampe.
Tenendo fede a questo spirito è nato l’incontro di Venerdì 18 Settembre, presso l’RSA Le Palme ad Arma di Taggia, dedicato alla lotta al randagismo sostenuta e promossa dall’animalista e fondatrice di Save the Dogs Sara Turetta, che da anni si batte per i diritti degli animali grazie ad un progetto straordinario.
Abbiamo incontrato Sara che ha condiviso con noi parte della sua storia. Ecco cosa ci ha raccontato.
Buongiorno Sara. Parlaci del progetto Save the Dogs. Di cosa si tratta e com’è nato?
«Il progetto Save the Dogs è nato 13 anni fa, dopo un viaggio in Romania. La situazione del randagismo lì è drammatica e non paragonabile a nulla che avessi visto in precedenza; non solo per il numero degli animali in strada ma anche per le loro condizioni. Mentre le autorità avevano già iniziato ad uccidere gli animali randagi, cosa che accade ancora adesso, ho iniziato a collaborare con il sindaco di Cernavoda, nel Sud-Est del Paese, un uomo contro questa legge che ha iniziato a voler fare qualcosa di diverso».
E cosa è successo?
«Ho lasciato il mio impiego nell’agenzia pubblicitaria per cui lavoravo nel 2002 e sono andata lì, in Romania, partendo da zero e avviando un progetto che includeva una serie di attività.
Le prime azioni prevedevano la sterilizzazione e la vaccinazione dei randagi; poi, con il passare del tempo, Save the Dogs è diventato un progetto che lavora a 360 gradi: dall’identificazione, alla registrazione all’anagrafe, “microchippando” gli animali, arrivando a organizzare molte attività educative, soprattutto nelle aree rurali rumene e nelle zone più povere. Forniamo anche servizi veterinari gratuiti, principalmente per gli anziani, che ne hanno più bisogno, perché difficilmente possono curare i loro animali da compagnia. Eroghiamo questi servizi sei mesi l’anno, tramite l’unità mobile».
Dove agisce il progetto Save the Dogs?
«Lavoriamo solo in Romania, ma le adozioni funzionano a livello internazionale, dato che in loco c’è una scarsa cultura degli animali. Trasferiamo centinaia di cani, gatti e animali feriti o bisognosi nei nostri rifugi, prima che siano adottati da persone e famiglie internazionali».
E in Italia?
«Nel Nord Italia abbiamo una rete di rifugi: 15 dal Piemonte al Veneto, di cui uno nel genovese (in Liguria), che accolgono circa 200 cani di piccola taglia all’anno. Dunque, siamo collegati all’Italia da un doppio filo: sostegno economico con la raccolta fondi e poi adozione di razze di cani che mancano nell’Italia settentrionale (soprattutto da appartamento).»
Quando è nato il tuo amore per gli animali?
«Sono nata con l’amore per gli animali. A 16 anni i miei genitori hanno adottato un cane e 19 la passione è esplosa e ho iniziato a voler aiutare gli animali. Così ho cominciato a lavorare come volontaria, mentre ero una donna in carriera.
Il mio viaggio in Romania è stato una caduta da cavallo, che ha cambiato le priorità di un’intera vita. Davanti a situazioni di quel tipo ho deciso di fare una scelta drastica e fondamentale: gli animali prima della carriera, prima delle vacanze e prima di altri comfort. È stato un salto nel buio, una grossa follia, e la propensione a comunicare mi ha portata ad aprire una community in grado di sfociare in un’associazione. E oggi festeggiamo i 10 anni.»
Cos’è oggi Save the Dogs?
«Oggi Save the Dogs ha due sedi, in Romania e in Italia. La sede rumena è diventata l’associazione per la protezione degli animali più grande del Paese, con 55 dipendenti e un budget importante.
In Italia Save the Dogs sta diventando un progetto sempre più significativo (5mila persone donano all’associazione il loro 5X1000, ndr), da cui partire per portare la nostra esperienza all’estero, influenzando e facendo lobbying anche in altre sedi europee. Cani e gatti sono la nostra specialità e priorità».
Su quali principi si basa il progetto?
«I principi fondamentali che Save the Dogs vuole condividere sono la lotta al randagismo e il possesso responsabile degli animali. Per questo motivo lavoriamo molto nelle scuole elementari, per educare e costruire la giusta mentalità fin da piccoli».
Come vedi l’educazione agli animali in Italia?
«In Italia siamo estremamente indietro. Non esiste nulla di strutturato a livello di educazione, tant’è che a scuola nemmeno se ne parla. Bisognerebbe dedicare del tempo a questi temi, perché gli animali, in particolare cani e gatti, sono parte integrante del nostro vivere, della nostra società».
Chi è colpevole di tale disinformazione?
«La colpa va divisa equamente tra istituzioni e associazioni che si dedicano troppo poco a incontri con le scuole e coi ragazzi più giovani. Sono da cui dobbiamo partire per costruire una nuova mentalità».
La tua pagina Facebook ha moltissimi fan. Qual è l’obiettivo della community?
«Bisogna differenziare tra i fan sui Social Network e chi decide invece di donare fattivamente. Una parte di chi ci segue diventa donatore, adotta un cane, ci manda del materiale, partecipa a iniziative. Altri ci seguono e si appassionano alla causa, facendo da cassa di risonanza. In questo caso direi che l’obiettivo principale è sensibilizzare un numero sempre maggiore di persone».
Parliamo dell’evento in RSA Le Palme sul randagismo. Di cosa si tratta?
«Si tratta di un incontro per parlare delle tematiche di Save the Dogs e di altri progetti. Innanzitutto illustrerò le azioni positive che stiamo portando avanti, mostrando un video, senza evidenziare troppo quanto di negativo noi uomini siamo capaci da fare.
Inoltre affronteremo l’importanza della Pet Therapy in generale e illustrando il progetto che stiamo realizzando in Romania con gli asini e i bambini autistici».
L’evento del randagismo sarà tenuto in una casa di riposo. A questo proposito, cosa ne pensi della Dog Therapy per gli anziani?
«Che la Dog Therapy sia una cosa positiva è chiaro, e lo sanno anche gli ospedali italiani. Infatti, nel marzo 2015, sono state date delle linee guida ben precise, affinché gli ospedali coinvolgano sempre di più gli animali nella vita delle persone ricoverate.
Questo perché si riconoscono la valenza, l’importanza psicologica e la positività della presenza di un animale nella vite delle persone malate. Alcuni studi hanno dimostrato, ad esempio, come il battito cardiaco rallenti o si regolarizzi quando si accarezza un animale, gesto che porta le persone a rilassarsi tramite il contatto, portando benefici anche contro la depressione. Tali benefici sono così importanti da sfondare le molte barriere degli ospedali, tra cui l’igiene».
Noi per ora non abbiamo implementato la Dog Therapy data l’emergenza randagismo, prioritaria in Romania. Con gli asini, però, è stato semplice sviluppare un progetto di Pet Therapy e, certamente, se si normalizzerà la situazione, raccoglieremo i fondi necessari per dare vita a un progetto con i can».
Hai già conosciuto il Dog camp? Cosa ne pensi?
«Ho sentito parlare del nuovo progetto Dog Camp e credo che sia un’iniziativa all’avanguardia e molto positiva. Avendo già parlato dell’importanza della Pet e Dog Therapy, penso che molte altre residenze per anziani debbano adottare il progetto o avvicinarsi a questa mentalità, per dare agli ospiti l’opportunità di avere sempre un animale da compagnia che li aiuti ad affrontare la malattia».