La malattia fa luce sulla “Teoria del tutto”
La Teoria del Tutto è uno dei film più commoventi usciti nelle sale. La storia racconta con tenerezza e positività la storia vera dello scienziato Hawking, e porta a riflettere in modo costruttivo sul rapporto vita e malattia.
Una sentenza severa quella che giunge nell’età dei sogni a decretare la fine di una vita normale che getta nella disperazione il geniale Steven Hawking. E ancora più sferzanti sono le parole del medico in risposta al giovane preoccupato che l’atrofia muscolare possa toccare il suo cervello: non sarà importante dato che i pensieri non avranno più strumenti di manifestazione. Ma la novella fidanzata Jane è determinata a strapparlo all’abbattimento.
Il film “La Teoria del Tutto” racconta la biografia del geniale Steven Hawking e del suo rapporto con la vita, la malattia, l’amore e le scoperte scientifiche, riflettendo anche sul sostegno fondamentale che ha avuto dalla fidanzata.
I due riusciranno a sposarsi e ad avere figli approfittando delle ultime battute concesse dalla malattia avanzante. Il cervello perde ogni potere di coordinamento. Il corpo si annoda e resta inerte ad ogni forza. Sarà Jane a surrogare le sue funzioni e ad aggiornare lo stile di vita in base ai cambiamenti che la malattia produce. Soprattutto cerca di garantire che il marito continui a svolgere la sua attività scientifica attrezzandolo degli strumenti più avanguardistici per comunicare, traducendo i suoi testi, divenendo sua portavoce, abrogando alle sue di aspirazioni.
Così Hawking può appuntare il suo nome sulle più importanti teorie sull’universo, un orizzonte afferrabile solo da una mente non più corrotta dal corpo. Il professor Hawking ha dovuto potenziare il suo cervello per arrivare laddove non glielo permetteva il corpo. E Jane che non è stata semplice figura collaterale, lo ha seguito e ha partecipato a questa impresa.
Quando Steven ormai ha consapevolezza del dominio delle sue possibilità, il ruolo di Jane si esaurisce e così i due prendono strade diverse, disponibili ad esperienze non più determinate dalla malattia.