Terapie non farmacologiche per l’Alzheimer
Il morbo di Alzheimer è una malattia degenerativa che colpisce soprattutto gli anziani, manifestando i propri sintomi dai sessantacinque anni circa. La malattia, che peggiora col passare del tempo, colpisce la memoria e in generale il comportamento della persona, arrivando, nei casi più gravi, ad inficiare le normali attività quotidiane di chi ne soffre. Proprio per il suo impatto sulla vita di tutti i giorni, l’Alzheimer è causa di preoccupazione soprattutto per i parenti del malato, che cercano ovviamente di curarlo nel miglior modo possibile, spesso giostrandosi tra i numerosi impegni che la vita professionale e personale impongono.
Quali sono le terapie non farmacologiche?
Nel corso degli anni si sono consolidate alcune terapie non farmacologiche (TNF) che, in via complementare a quelle farmacologiche, contrastano in maniera efficace gli effetti della demenza data dall’Alzheimer, migliorando la qualità della vita del paziente. Vediamo quali sono.
1. la Doll Therapy
La bambola come strumento terapeutico per le persone affette da demenza
Le bambole, nate come giocattoli per bambini, sono state efficacemente reimpiegate in ambito terapeutico per contrastare gli effetti della demenza negli anziani affetti dal morbo di Alzheimer. Gli effetti positivi della Doll Therapy sono stati comprovati grazie a una analisi effettuata in una casa di riposo nel 2007: grazie alla bambola i malati sviluppavano un senso di attaccamento e sicurezza che migliorava la loro quotidianità, a partire dall’aumento di appetito, fino al miglioramento delle relazioni interpersonali.
Per servire allo scopo, le bambole devono avere delle caratteristiche specifiche: un peso adeguato, occhi che si aprono e chiudono per evitare che gli anziani possano sviluppare un senso di angoscia, e un aspetto particolare tale che non sia possibile scambiare la propria bambola con quella di altri pazienti.
2. La musicoterapia
La musica come strumento per ridurre i disturbi del comportamento
La musicoterapia è una terapia non farmacologica che prevede l’impiego della musica (e di strumenti musicali) al fine di stimolare le funzioni cognitive, fisiche e affettive del paziente affetto da demenza. I pazienti vengono riuniti in gruppo e sono chiamati a cantare canzoni popolari, a ballare oppure ad accompagnare con alcuni strumenti musicali canzoni di vario genere. È importante che il paziente si senta sempre a suo agio e mai sotto pressione, in modo che possa vivere questa esperienza come un vero e proprio momento ricreativo. Vari studi hanno dimostrato che la musicoterapia ha effetti benefici sulle relazioni interpersonali, migliora l’umore del paziente e ne riduce l’aggressività, accresce l’autostima e impedisce al paziente di autocommiserarsi per la malattia che lo affligge.
3. la Sensory Room
Le frequenze del suono riducono i disturbi del comportamento
Ancora una volta la musica aiuta nel contrastare i disturbi provocati dal morbo di Alzheimer. Stavolta però non si tratta solo della melodia, come nella musicoterapia, ma proprio delle onde sonore: soprattutto le vibrazioni emesse dalle basse frequenze sembrano essere particolarmente efficaci, perché riducono sintomi dell’Alzheimer quali l’apatia, l’ansia e l’aggressività. Le vibrazioni delle onde sonore, essendo in grado di attraversare tutti i corpi, creano un vero e proprio “effetto di risonanza”, colpendo sia i muscoli che le terminazioni nervose dei pazienti, con risultati sorprendenti. Recenti studi hanno dimostrato che i pazienti che si sono sottoposti a questo particolare tipo di terapia non farmacologica, sono riusciti a migliorare anche le relazioni interpersonali, soprattutto quelle con i familiari.
4. la terapia occupazionale
Svolgimento di attività che migliorano la qualità della vita
Non è un segreto che una malattia degenerativa come l’Alzheimer peggiori la vita non solo di chi ne è colpito, ma anche dei familiari che si prendono cura del malato. La terapia occupazionale è una terapia non farmacologica spesso utilizzata nei pazienti affetti da demenza senile. L’anziano è chiamato a svolgere mansioni semplici, ma che aiutano a ripristinare le facoltà cognitive, in modo da poter migliorare la qualità della vita quotidiana. L’anziano impara infatti nuovamente piccole attività che lo aiutano nella vita di tutti i giorni. Recenti studi hanno dimostrato che l’impiego della terapia occupazionale ha effetti benefici non solo sul malato, ma anche sui membri della sua famiglia: sapere che la persona che sta loro a cuore riesce a ritagliarsi un po’ di autonomia, riduce notevolmente lo stress dato dalla necessità di assisterla.
5. il ripristino del ritmo sonno-veglia
Importante per il malato e per coloro che lo assistono
Sono molti i casi di malati di Alzheimer che presentano un ritmo sonno-veglia profondamente alterato, tanto da non saper più distinguere il giorno dalla notte. Ciò non solo è dannoso per il paziente, ma anche per la famiglia, che impegnata nella vita lavorativa, non ha la possibilità di recuperare poi il sonno perduto per assistere il proprio caro. Le RSA dedicate aiutano gli anziani affetti da demenza a ritrovare il giusto ritmo sonno-veglia.
Insomma, oltre alle cure farmacologiche, essenziali a contrastare la malattia, se uno dei vostri cari è affetto da questa malattia degenerativa, forse dovreste prendere in considerazione le terapie appena elencate, per migliorare la sua vita quotidiana e anche la vostra.