In Korian crediamo fortemente che ogni problematica o avversità vada contrastata con azioni concrete, compatte e soprattutto spirito di squadra. Ma mai come in questo caso, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, reputiamo che l’utilizzo della parola possa essere fondamentale, attraverso la sua capacità di sensibilizzare, per esempio grazie al magnifico connubio con la musica.

È quanto ci siamo prefissati di ottenere portando avanti l’entusiasmante collaborazione con il giovane cantautore Mirko Saitta: ecco allora che in una ricorrenza così carica di significato, abbiamo voluto confermare e rilanciare il nostro impegno con l’obiettivo di rendere consapevoli ed educare circa questa invalidante malattia.

In ogni struttura del gruppo, infatti, il 21 settembre verrà trasmessa la canzone composta dal cantante classe ’00 per aiutare i più giovani (ma non solo) a conoscere, comprendere e affrontare questa patologia che ogni anno colpisce milioni di persone.

Un impegno rivolto quest’anno soprattutto agli adulti di domani, con l’intento di rendere tutti consapevoli non solo delle conseguenze dell’Alzheimer, ma soprattutto del ruolo che ogni di noi può recitare per il supporto delle persone più fragili.

Una mission confermata dalle parole del Presidente e CEO di Korian Federico Guidoni:
“In Korian, la cura delle persone affette da Alzheimer e il sostegno ai loro caregiver sono sempre state una priorità. Da anni utilizziamo la Giornata Mondiale per sensibilizzare sempre più persone attraverso l’esperienza e il know-how dei nostri professionisti, con l’obiettivo di offrire un supporto di qualità a chi affronta questa malattia. Con questa iniziativa, intendiamo aumentare l’interesse verso una patologia che spesso viene trascurata e fornire un aiuto concreto ai caregiver, affinché non si sentano isolati. Quest’anno, in particolare, ci rivolgiamo ai giovani, grazie anche alla splendida canzone di Mirko Saitta, per supportarli nei momenti difficili e assisterli nel loro importante ruolo di caregiver, grazie alla musica che diventa strumento di contatto intergenerazionale”.

“Guardami ancora”: cantare l’Alzheimer visto dai giovani

Si chiama Due passi”, ed è il titolo della canzone ricca di significato pubblicata da Mirko Saitta nel 2024 con l’etichetta GreyLight Records. Una poesia, cantata, lontana dai tradizionali schemi musicali, che vuole raccontare il delicato rapporto tra una coppia di anziani e i loro ricordi, le difficoltà di tutti i giorni legate all’Alzheimer, la voglia di rincontrarsi e di stringersi nel presente.

Un vero e proprio viaggio introspettivo in musica, che dal 21 settembre verrà trasmessa in tutte le cliniche e le strutture di Korian in Italia, con l’obiettivo di utilizzare la melodia per raggiungere quante più persone possibili, soprattutto i più giovani poiché l’Alzheimer può coinvolgere tutti i membri di una famiglia.

Ma come nasce questa esigenza di cantare l’Alzheimer visto dai giovani? È lo stesso Mirko Saitta a raccontarcelo:

“La prima volta che mi sono imbattuto nell’Alzheimer è stato durante il mio percorso di studio in psicologia. Un incontro accademico, che poi però è diventato realtà con la malattia di mia nonna. È in quegli anni che ho capito cosa significa affrontare le difficoltà quotidiane che l’Alzheimer porta con sé e quanto sia importante capire, studiare e affrontare questa malattia per aiutare, davvero, chi ne soffre”.

Il giovane cantautore è così riuscito a cogliere pienamente un’esigenza, quella di dare “voce” ad una malattia troppo spesso silenziosa, che colpisce in Italia circa 1.100.000 persone, di cui circa 600.000 anziani, a cui si aggiungono 3 milioni di caregiver. Dati che fanno riflettere, ma che non devono essere percepiti come troppo distanti da noi, ma anzi, affrontati con consapevolezza:

“Io, per indole, sono una persona che vive nel passato: perdere i ricordi, che sono ciò che ci definisce come persone, mi spaventa tantissimo. Così ho provato a mettere in musica una sensazione, a raccontare una storia, che è anche personale ma vive di metafore. L’obiettivo è far sì che ognuno possa identificarsi con questi sentimenti e trovare il proprio significato”.

Un progetto che è subito piaciuto anche al regista Nicholas Baldini, che firma il video musicale, e che ha riscontrato l’interesse di Korian:

“Ho voluto scrivere questo pezzo con una delicatezza estrema per non offendere nessuno e per non sbagliare. Io non sono un esperto, posso solo portare la mia testimonianza per far conoscere questa patologia e aiutare chi si approccia al tema. In Korian ho trovato l’altra metà della mela: la competenza tecnica che aiuta migliaia di persone ogni giorno. Grazie a loro oggi mi sento veramente un artista: non solo un creatore di canzoni, ma una persona impegnata concretamente per dare una mano nel sociale”.

Non si smette mai di imparare! I consigli dell’esperta

L’Alzheimer è purtroppo una malattia dal forte impatto sociale, che non colpisce solo il malato, ma coinvolge anche tutte le persone che gli sono vicine, come familiari e caregiver. Quando un anziano sviluppa l’Alzheimer, l’intera famiglia ne risente, compresi i nipoti che spesso passano molto tempo con i nonni e si trovano improvvisamente di fronte a una persona che non riconoscono più, che può apparire confusa, distratta, talvolta aggressiva, e sempre meno capace di svolgere anche le attività più semplici.

Escludere i bambini o i ragazzi dai contatti con i loro nonni o con persone affette da demenza non è consigliabile e può causare disagio. Se non coinvolti, i più giovani potrebbero sentirsi inadeguati, anche se il tentativo di proteggerli è ben intenzionato.

Per questa ragione, Korian sta lanciando alcuni progetti con le scuole di tutta Italia per sensibilizzare i giovanissimi alla malattia, come raccontato da Giusy Carrubba, psicologa e psicoterapeuta del gruppo Korian:

I bambini e i ragazzi non dovrebbero essere allontanati, è importante affrontare il dolore, ma presentarlo in modo appropriato. È fondamentale usare un linguaggio adatto alla loro età e mantenerlo semplice. I risultati dei primi incontri con le scuole sono stati sorprendenti: i bambini comprendono spesso la situazione meglio degli adulti, perché non hanno pregiudizi o blocchi. Gli adulti, al contrario, spesso fanno fatica ad accettare il dolore e a vederlo chiaramente, mentre per i più giovani è più naturale comprenderlo. Le rigidità sono proprie degli adulti».

Ecco, quindi, i tre consigli dell’esperta rivolti alle famiglie:

  1. Non nascondere, ma parlare

Quando si parla di demenza ai bambini, è fondamentale essere sinceri e autentici. È utile spiegare loro che la malattia è ciò che sta causando i cambiamenti nel nonno o nella nonna e che è normale sentirsi spaventati di fronte a queste trasformazioni. La chiave è affrontare il problema con empatia, utilizzando un linguaggio semplice e comprensibile.

  1. Usare strumenti adatti

Giochi, musica e libri possono essere strumenti utili per spiegare l’Alzheimer e i suoi cambiamenti ai più piccoli.

  1. Ascoltare

Ascoltare le paure e le incertezze. In particolar modo quando si tratta di nonni ricoverati in strutture, è importante chiedere ai bambini e ai ragazzi se desiderano andare a trovare i nonni o meno. I bambini devono avere la libertà di scegliere se e quando farlo, senza sentirsi obbligati.

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